La musica salverà i brand?

L’agenzia Havas ha dichiarato che il 77% dei marchi potrebbe scomparire e a nessuno importerebbe nulla. I brand non hanno molta rilevanza per i consumatori e oggi l’acquisto è un atto politico. Per parlare lo stesso linguaggio dei suoi giovani consumatori, le imprese stanno dirottando i propri investimenti verso un campo molto vicino alla Generazione Z: la musica.

C’ERA UNA VOLTA LA GENERAZIONE CERNIERA

I Millennials non sono nativi digitali, non sono assunti a tempo indeterminato, non sono sposati, non sono disposti a sacrificare al tempo libero. Sappiamo perfettamente cosa non piace ai millennials, la “Generazione Cerniera“. Sono nati tra il 1980 e il 1995. Rappresentano il 17% della popolazione italiana e sono la prima generazione che si deve confrontare con un contesto economico poco promettente. Hanno dovuto dire addio al posto fisso senza avere nemmeno avuto il tempo di desiderarlo e hanno risposto diventando startupper.

Gli under 40 sono sempre connessi, ma amano ancora fare shopping nei negozi fisici; sono poco “fedeli” ai gestori di servizi e preferiscono cambiare spesso aderendo alle migliori offerte del momento; il 60% ordina cibo a domicilio almeno una volta al mese; e per loro la sharing economy non riguarda solo le auto (il 55% usa il car sharing) ma anche i vestiti (il 36% si dichiara interessato al pay-per-use).

Nell’era dei social network per le aziende e sempre più difficile trovare la giusta chiave per catturare l’attenzione dei millennials, iper bombardati da informazioni 24 ore al giorno. Dedicano a ogni singolo messaggio solo 12 secondi, ed è proprio in questo brevissimo lasso di tempo che i brand devono tentare di conquistarsi il loro interesse.

LE ASPETTATIVE DELLA GENERAZIONE Z

Gli anni passano, i modi di comunicare i prodotti sono stati stravolti con i social e continueranno a cambiare alla velocità della luce. I marchi stanno studiando nuovi modi di arrivare alle persone, nuovi approcci per una nuova tipologia di cliente.

È in atto una vera e propria rivoluzione: non sono più i brand a influenzare i consumatori, ma viceversa, sono i clienti a dettare le regole che i marchi devono seguire. E chi sono questi nuovi clienti? La generazione successiva ai Millennial, la Generazione Z.

«Non prodotti ma emozioni, non per tutti ma per me»

Questo è il motto che emerge dalla ricerca presentata durante il Next Gen Summit 2019 al Sole24Ore.

Quindi, le difficoltà per il marketing moderno aumentano. I Brand oggi rischiano di restare tagliati fuori dalla Gen Z, quella dei nati tra il 1996 e il 2010, la prima generazione nativa digitale.

I giovanissimi Z sono nati in un contesto in cui il digital è completamente integrato e l’esperienza fisica è qualcosa da scoprire.

COME CAMBIANO I CONSUMI

I nativi digitali mangeranno sempre più fuori casa, si affideranno all’online per informarsi, vivranno a pieno il concetto della sharing economy, saranno meno individualisti e più attenti alle cause ambientali e ai diritti delle persone.

Le persone della Generazione Z cercano autenticità e interazione umana nei contenuti. La musica ha sempre espresso la voce delle generazioni del momento, può dunque la musica parlare di un brand ai giovani? Sembra proprio di sì.

COME SI CONNETTE UN BRAND ATTRAVERSO LA MUSICA

I Brand lasciano sempre più spesso la parola agli artisti. Massima libertà espressiva e creatività per cercare di arrivare dritti al cuore dei fans. Come nel caso di Donald GloverChildish Gambino, che ha presentato in modo ufficioso, in anteprima allo scorso Coachella, le nuove scarpe Adidas. Lo spot realizzato racconta una storia, quella delle scarpe, un paio di sneaker sporche e consumate che, insieme a chi le porta, hanno vissuto delle esperienze che hanno dato valore alla vita del protagonista.

I Brand organizzano Festival musicali ad hoc, come il colosso Amazon: ha da poco annunciato che organizzerà un festival di musica, arti e tecnologie a Las Vegas, il 6 e il 7 Dicembre, dal nome Intersect, a cui parteciperanno tantissimi artisti e dj famosi.

I Brand sfruttano le star della musica ma ora iniziano a ingaggiare anche i nuovi volti del panorama musicale. Questi ragazzi vivono una vita molto più veloce delle generazioni precedenti. Sono più fluidi, vivono bene il cambiamento, si adattano e sono come i serpenti, mutano la pelle per migliorarsi, e non hanno paura di farlo. Lavorano sodo, studiano e rispettano le proprie fragilità senza preoccuparsi troppo di essere giudicati, perché lo sanno che saranno costantemente criticati, ma va bene così. Sono dei veri e propri Influencer di cui fidarsi.

Tra i giovani che seguono assiduamente le web star, più di 1 su 4 aspira a diventarlo.

Ma quanto sono seguiti e che presa hanno realmente gli influencer sulle nuove generazioni?

Instagrammer, Youtuber e cantanti: le web star più accreditate tra la GenZ. Gli argomenti dove sembrano avere più potere gli influencer risultano essere quelli legati alla moda e al settore musicale.

La maggior parte dei giovanissimi followers ripone negli influencer una fiducia che va da un livello abbastanza alto fino ad altissimo e comprano con frequenza almeno un prodotto suggerito da uno di loro. A dimostrazione di quanto stia crescendo la credibilità di quel che dicono questi nuovi ‘maestri di vita’. Ma solo per alcuni.

Attenzione, infatti, ci sono ancora tanti utenti che ritengono che, quando un artista sponsorizza un prodotto tramite una collaborazione retribuita, la buonafede e il senso critico dell’amico virtuale inizino a vacillare. In pratica lo si fa solo per interesse.

Instagram è stato letteralmente divorato dagli influencer e non godrà per sempre della stessa attenzione che riceve oggi, probabilmente è destinato all’oblio come sta lentamente avvenendo con Facebook (praticamente sconosciuto ai giovanissimi). Il mondo digitale si evolve rapidamente, non a caso ci sono già oltre 1 miliardo di persone nel mondo che si sono spostate su TikTok e hanno voglia di qualcosa di diverso, forse più reale, dinamico, fresco.

 

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