I videoclip musicali: storia di un’arte
Il videoclip musicale è nato come prodotto per promuovere una canzone ed il cantante che la interpreta. Ogni giorno guardiamo decine di video sul nostro smartphone, spesso perché è anche il modo più semplice per ascoltare un brano e condividerlo con gli altri. Da questo ne deriva che, per una band o un artista, produrre un videoclip nel 2019 ha un’importanza fondamentale. Una cosa non sempre semplicissima, specialmente se si tratta di musicisti con poca familiarità con l’arte del “vendere se stessi”.
In questo articolo cerchiamo di darvi qualche dritta per come approcciarvi a questa meravigliosa arte in continua evoluzione. Partiamo dalla storia…
LA NASCITA DEL VIDEOCLIP IN ITALIA
Alla fine degli anni cinquanta i filmati musicali erano in genere semplice riproduzione filmica del cantante o del gruppo musicale mentre eseguivano il brano; i più creativi producevano dei mini film con trama oppure veri e propri cortometraggi non narrativi con mix di stili e sequenze animate o di immagini documentaristiche.
Tullio Piacentini è considerato l’inventore del videoclip in Italia. I suoi tre film 008 Operazione ritmo, Viale della canzone e Questi pazzi, pazzi italiani contenevano una raccolta di decine di videoclip (interpretati dagli esordienti Gianni Morandi, Peppino di Capri, Luigi Tenco, Gigliola Cinquetti, Jimmy Fontana, Bobby Solo, Fred Bongusto, ecc.) ed erano intervallati da barzellette animate.
Piacentini produsse anche il primo programma televisivo di lancio dei videoclip e dei relativi cantanti: era il 1967 ed era intitolato Passeggiando per Subiaco. Ma da un punto di vista del linguaggio, la trasmissione italiana che più di tutte e per prima ha raccontato l’arte dei videoclip come forma espressiva tout court è Mister Fantasy, messa in onda su Rai Uno per ben quattro edizioni dal maggio 1981 al luglio 1984; era un rotocalco televisivo dedicato alla musica rock, e alla forma del videoclip per come la conoscevamo poco prima del lancio di MTV.
DAI BEATLES A MICHAEL JACKSON
Altre forme vicine al videoclip contemporaneo furono realizzate da registi di fama dalla fine degli anni sessanta agli artisti più richiesti nel mondo: I Beatles , Bob Dylan, Rolling Stones, David Bowie, Pink Floyd, per citarne alcuni.
In particolare, il secondo film dei Beatles intitolato Help! (1965), filmato a colori a Londra e in location internazionali, è probabilmente l’archetipo completo delle moderne performance che si possono vedere nei video musicali, per l’impiego di un linguaggio più complesso come quello del montaggio alternato in funzione ritmica, in contrasto a piani più lunghi e primi piani e soprattutto per angolature non convenzionali della macchina da presa. Per esempio i 50 secondi in cui la mano sinistra di George Harrison e il manico della chitarra si vedono chiaramente a fuoco mentre sullo sfondo l’immagine di John Lennon che canta è completamente fuori fuoco.
Dagli anni ’70 in poi la Televisione divenne fondamentale per lo sviluppo e la diffusione popolare della musica filmata. Nel 1974 sono nati gli show televisivi australiani Countdown e Sounds, decisivi soprattutto nel delineare la forma “clip musicale” come quella specifica per la promozione degli artisti. Nello staff di Sounds c’era un regista di nome Russell Mulcahy che dopo poco abbandonò il suo lavoro televisivo per dedicarsi a tempo pieno alla realizzazione di videoclip per band come gli AC/DC.
Mulcahy si trasferì in Inghilterra e realizzò un video considerato epocale come Video Killed the Radio Star per The Buggles: il primo video musicale ad essere programmato sull’appena nata MTV nel 1981.
Il videoclip più rappresentativo dal punto di vista iconico lo conosciamo ormai tutti: è stato quello del brano Thriller di Michael Jackson nel 1983, che fu studiato e girato come un vero film dal regista John Landis.
Il video dura 14 minuti, introduceva nuovi standard di costo, infatti ci vollero 800 000 $ per realizzarlo.
LA MORTE DELLA TV DEI VIDEO MUSICALI
Con la nascita di MTV, di trasmissioni come Top of the Pops e di altre televisioni musicali il videoclip ha assunto sempre maggiore importanza nelle strategie di lancio promozionale dei brani musicali e si è fortemente evoluto dal punto di vista artistico.
La prima emittente televisiva musicale d’Europa, nata in Italia nel 1984 è stata Videomusic, a cui sono seguiti moltissimi altri esperimenti e show dedicati alla musica visiva, come MatchMusic, Tmc2 e il Roxy Bar di Red Ronnie. La Televisione è stata la piattaforma che ha ospitato maggiormente fino ai primi anni 2000 tutte le maggiori tendenze collegate ai videoclip musicali.
Dalla metà del secondo millennio MTV e molti reti tematiche hanno abbandonato progressivamente la programmazione di video musicali a favore dei reality già introdotti da uno show prodotto proprio da MTV nel 1992 e intitolato appunto The Real World.
Anno 2019. Non c’è bisogno di girarci tanto intorno: sono ormai ben lontani i tempi di Videomusic, Tmc2 o Mtv, e la Tv, specialmente in ambito musicale, è obsoleta. Possiamo anche non parlarne affatto.
Per qualche ragione però il videoclip è sopravvissuto alla morte della Tv musicale e ha trovato il suo spazio in altri e nuovi media, seguendo un’evoluzione che somiglia sempre di più a quella di una forma d’arte.
COME IDEARE UN VIDEOCLIP
Ora che i videoclip non hanno più spazio in Tv e rimbalzano esclusivamente su bacheche e homepage, sono paradossalmente anche più importanti di un tempo. Ma a cosa servono, esattamente?
Un video serve per dare importanza, spessore, perimetro e corpo ad una canzone e a un immaginario musicale che nell’era dello streaming e del “tutto e subito” rischia di perdersi senza aver possibilità di attirare l’attenzione del navigatore. Il video è un’occasione per “spiegare” (nel senso di far capire da dove si viene, dove si vuole andare) o “arricchire” (nel senso di dare spessore, mistero) il mondo che gira attorno a un artista o una band.
Per un gruppo che si vuole far notare è indispensabile avere un mondo attorno da mostrare, e i video sono il modo migliore di farlo. Servono anche a pompare l’attività live, sono un biglietto da visita per promoter, agenzie e pubblico, per fare in modo che si continui a parlare dell’artista.”
Ascoltare un brano mentre si guardano le immagini ad esso collegate aiuta a rimanere concentrati sulla musica, sul testo, e sul nome della band (se si tratta di una band emergente). Se il video è bello il brano ne esce valorizzato e l’ascoltatore è invogliato a condividere e approfondire.
Non a caso parliamo di “arte del videoclip“, quindi ancor prima dei discorsi sul budget da utilizzare, sulle specifiche tecniche o sul concept artistico del video, è importantissimo ricordarsi di essere originali e rifuggire i cliché. Evitate: band in uniforme con camicia nera e cravatta rossa in un capannone abbandonato, o dentro un complesso industriale in rovina, o su set bucolici o post industriali, la classica scena della ragazza che corre tra i campi o che li attraversa in bici, la scena al cellulare (litigata, sms ricevuto, videochiamata), lusso, violenza, sesso nel rap, distruzione e scenari postapocalittici nel rock/metal/punk e tutto quello che riguarda le lacrime, gli sms, le storie d’amore nel pop.
Quale budget investire? Il primo consiglio è di evitare il “vorrei ma non posso”, rendersi conto dei propri mezzi e capire che l’idea è importante ma l’esecuzione lo è molto di più. Quando c’è il talento di chi è dietro la macchina da presa e l’occhio giusto, 100 euro possono valere migliaia. Quindi cari musicisti affidatevi a professionisti che secondo voi hanno gusto.

COME UTILIZZARE I VIDEO PER PROMUOVERE LA TUA MUSICA OGGI?
Infatti, nelle intro dei videoclip di solito si mettono delle scene forti e dei personaggi famosi, webstar, in modo tale che il fan venga coinvolto e si guardi tutto il video.
Facebook e Instagram sono imprescindibili, ma non basta pubblicare il video sulla propria pagina, questa può essere un’opzione solo se avete a disposizione un ufficio stampa davvero buono che faccia il grosso del lavoro al posto vostro. Se così non fosse, sappiate che impegnarsi per farsi pubblicità non è un delitto, né uno “sporcarsi le mani”. La vostra dignità e purezza di musicisti non diminuirà se proverete a far conoscere la vostra musica in modo intelligente.
Coinvolgete e contattate personalmente, anche attraverso video stories, sondaggi, dirette live, vlog, contenuti social di ogni genere i siti di informazione o musicali che seguite (soprattutto le Community Facebook di settore), e che magari hanno uno stile e tono simile al vostro o a quello evocato nel video. A volte un video può essere anche un “ponte” verso altri territori: se è a tema sport, se è comico, o se contiene un tormentone, gioca con la nostalgia o personaggi noti. Sono questi i tipici “ganci” che vi permettono di strizzare l’occhio ad un pubblico che ancora non vi conosce ma che potrebbe essere attratto dal gioco di scatole cinesi che avete organizzato.
Inoltre ogni giorno nascono nuove opportunità per guadagnare con lo streaming musicale. Quali sono?
- Spotify
- Apple Music
- Tidal
- Google Play
- Deezer
- Amazon Music
- Pandora
- Napster
- YouTube
- SoundCloud
È ormai un dato di fatto che a spingere la crescita del settore musicale sono i servizi riconducibili allo streaming, fondamentali per il marketing di musicisti, etichette e major come dimostrato dal nuovo rapporto della Recording Industry Association of America (RIAA). Gli abbonamenti ai servizi di streaming musicale continuano a guidare la crescita e le entrate dell’industria musicale e sono fondamentali per promuovere la tua musica online.
Se hai bisogno di un aiuto tecnico e concreto per pianificare le tue prossime strategie di comunicazione contattaci subito. Noi di Oblivion Production viviamo di Musica da sempre e saremo molto felici di poter escogitare nuove idee originali per far crescere artisti di qualità. Scrivici o chiamaci allo 051-0402349.
OBLIVION PRODUCTION S.R.L.
SEDE LEGALE E OPERATIVA
Via Parini n. 1
40033 Casalecchio di Reno (BO) – Italy
CF e PI 03510200367
TELEFONO
051/040 2349
info@oblivionproduction.com
pressoffice@oblivionproduction.com
admin@oblivionproduction.com