Documentary o mockumentary, intervista a Federico Rizzo

Documentary o mockumentary, cosa significano nel cinema?

Il Mockumentary è un genere cinematografico e televisivo nel quale eventi fittizi e di fantasia sono presentati come reali attraverso l’artificio del linguaggio documentaristico. Non va confuso con il documentario nel quale, per necessità dovute alla mancanza di documenti visivi, viene ricostruita con la finzione una parte o la totalità degli eventi narrati (docu-fiction).

Ad esempio nel documentario lo scopo rimane l’offerta di un’autentica informazione. Il mockumentary invece si caratterizza per la volontà più o meno palese di ingannare lo spettatore, narrando fatti mai avvenuti.

Lo scopo del ricorso al mockumentary può essere quello di aggiungere intensità drammatica e facilitare il coinvolgimento di chi guarda, oppure far riflettere lo spettatore sul rapporto tra verità e finzione nella comunicazione contemporanea, oppure puramente umoristico o parodistico.

Oggi allo spettatore “critico” spetta il compito di interpretare in prima persona i contenuti che un film suggerisce e di trasportarli nella società moderna, per migliorarla e per renderla più desiderabile.

In questo periodo stiamo vivendo mesi intensi di produzione del film 999 – L’altra anima del calcio, con la regia di Federico Rizzo, e in qualche momento di pausa dal set abbiamo deciso di fare alcune domande “tecniche” sul lavoro cinematografico del nostro caro amico e regista di fiducia.

Federico Rizzo - regista

CHI È FEDERICO RIZZO

Nasce a Brindisi nel 1975, ma trascorre la sua infanzia a Milano e fin da adolescente inizia a curare la sua grande passione, il cinema.

È laureato al DAMS Cinema di Bologna con una tesi su La cotta di Ermanno Olmi. Nella propria formazione ha avuto diverse esperienze teatrali, formandosi all’Accademia Comuna Baires, e televisive lavorando con i registi Giuseppe De Santis e Pupi Avati. Come regista e al tempo stesso sceneggiatore ha realizzato circa quaranta cortometraggi dall’età di quindici anni, fra questi sono da ricordare Milano violenta con Giuseppe Battiston, prodotto da Sky Cinema e La tunica che riceve il prestigioso premio Civis Video Awards del Parlamento europeo a Bruxelles nel 2000.

Federico Rizzo ha realizzato come regista e sceneggiatore dieci lungometraggi di finzione che fanno parte di un programmato “Decalogo delle giovani vittime“:

  1. Storia malata (partecipa in concorso al Bellaria Film Festival).
  2. Offresi posto letto (film che inaugura con buon esito di pubblico la stagione dell’autodistribuzione a Bologna)
  3. Whisky di via Nikolajevka, film drammatico sui ragazzi di Baggio, quartiere della periferia di Milano (e nel 2001 vince il primo premio di produzione del Festival Filmmaker Doc di Milano)
  4. I pesi di Pippo, commedia su culturisti e anabolizzanti (nel 2002 rivince il primo premio di produzione del Festival Filmmaker Doc)
  5. Passe-partout per l’inferno, film drammatico sui nazi-skin (evento speciale al Filmmaker Doc)
  6. Lievi crepe sul muro di cinta, film drammatico sugli ultimi giorni di vita di un poeta, interpretato da Paolo Pierobon
  7. Fuga dal call center, con colonna sonora di CaparezzaTre Allegri Ragazzi Morti, Peppe Voltarelli e Le luci della centrale elettrica (il miglior film sui giovani e la crisi economica” Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary 2009)
  8. Sguardo da uomo. Ambientato a Milano (la storia di tre giovani donne che dovranno vedersela con i loro rispettivi fallimenti sentimentali)
  9. Taglionetto, (un thriller psicologico)
  10. Il ragioniere della mafia. Si tratta di un film noir con Lorenzo Flaherty

Ha scritto due libri: Il decalogo delle giovani vittime, e Diario intimo di un collezionista di mostri editi da La Mongolfiera editrice.

Documentary o mockumentary, intervista a Federico Rizzo

Fuga dal call center era documentary o mockumentary?

Nessuna delle due. La mia opera prima era un film di finzione classico e lineare, semplicemente all’interno della struttura narrativa vi sono delle interviste che fanno andare avanti la storia e che  hanno contribuito con la loro testimonianza a scriverla il più realistica e verosimile possibile. Il film aveva l’obiettivo di raccontare la stagione del precariato e in cui i precari si dovevano immedesimare, e così è stato fortunatamente. Non potevamo arrogarci il diritto di una storia autoreferenziale, ecco che la storia è nata dopo mille interviste in giro per l’Italia, da queste interviste è nata la sceneggiatura che prevedeva delle interruzioni con dentro queste interviste, ma che al tempo stesso erano blocchi fatti di contenuti e di emozioni capaci di far andare avanti la narrazione, inoltre questi stessi intervistati recitavano insieme agli attori della narrazione tradizionale, questo garantisce una maggiore presa sulla realtà e un coinvolgimento diretto che le strutture tradizionali non possono avere.

Come si è evoluto il tuo percorso artistico in questi anni?

Un cineasta deve fare più esperimenti nel suo percorso e padroneggiare il più possibile diverse tipologie di cinema per possedere la messa in scena a 360 gradi, essere un esecutore perfetto permette un domani di potersi disfare di queste regole e cercare di individuarne nuove. Per questo motivo ho fatto film normali ma diversissimi tra loro per genere e tipologia. Oggi mi sento in grado di poter fare un film per il grande pubblico e al tempo stesso di aprire nuove strade.

Cosa caratterizza la vera costruzione cinematografica e la struttura del tuo nuovo film “999 – l’altra anima del calcio”?

“999 – l’altra anima del calcio” è un’opera interessante perché non si è mai riusciti nella storia del cinema italiano a fare un bel film sul mondo del calcio, tutti i tentativi sono risultati fallimentari e a dir poco insignificanti. A mio avviso perché mancavano spregiudicatezza, profondità e candore. Non basta far vedere questo affascinante mondo sportivo per restituirne il suo fascino, ci vuole qualcosa in più che sconfina con l’imprevedibile. Il mio tentativo sarà quello di lavorare con gli attori su questo mistero, non trascurando il morboso tema del fallimento, perché dietro un campione c’è l’interessantissima storia di 999 persone che per selezione naturale hanno fallito, pertanto la costruzione dell’impianto narrativo vedrà un coro greco di testimonianze di vincitori e vinti che accompagnerà parallelamente il romanzo di formazione di un giovane calciatore. Cercheremo di rendere spontaneo e fresco il più possibile il tutto.

Cosa speri di trasmettere ai giovani della Generazione Z?

La totale dedizione ad un’arte in continua trasformazione e i valori della vita e dello sport. Vincere o non vincere non è importante, l’importante è non cadere nella tentazione del vittimismo e dare sempre tutto se stessi con lealtà e abnegazione

Oblivion Production sta producendo “999 – l’altra anima del calcio“, un film importante per la “Generazione Fifteen” e per le loro famiglie. Contattaci se vuoi conoscere tutte le possibilità di product placement nel film e partecipazione sponsor.

Scrivici o chiamaci allo 051-0402349.

Documentary o mockumentary, intervista a Federico Rizzo
 

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